La famiglia è il nostro imprinting: qui nasciamo, qui trascorriamo l’infanzia.
I primi ricordi razionali sono legati ai momenti trascorsi in famiglia; i primi ricordi emozionali sono creati in seno alla famiglia.
La famiglia per noi è il pilastro, le fondamenta: ciò che determina ciò che saremo, o non saremo, o saremmo voluti essere… quello a cui torniamo, o che lasciamo andare, o da cui ci vorremmo liberare. Quello che ci ha procurato tanta rabbia, o tanto amore. Tanta serenità, o tanto dolore.
Quello che non lasceremmo mai, o quello che desideriamo ardentemente di trovare.
E dalla famiglia spesso ereditiamo compiti gravosi. Inconsciamente.
Il compito di portare a termine la missione di un antenato; di migliorare le condizioni economiche del gruppo familiare; di risollevare lo status sociale della stirpe… e così via, le situazioni irrisolte, le speranze inconsce (e non solo) della famiglia vengono proiettate sui nascituri e possono essere da questi accettate, accolte e raccolte, influenzando le vite delle nuove generazioni.
Un compito gravoso che spesso accettiamo inconsciamente è quello di risolvere le dinamiche disfunzionali della famiglia. Ciò che nuoce, che blocca la famiglia dal crescere, dal prosperare: ecco che il nuovo venuto “accetta” il compito di far progredire l’inconscio familiare, di far “crescere” l’intera famiglia, e per farlo sceglie le vie più diverse: la ribellione, espressa con malessere fisico o mentale, o scegliendo stili di vita estremi o pericolosi, oppure lo sforzo consapevole e deliberato, attraverso percorsi di crescita personale intensi e profondi… o in molti altri modi, talvolta sereni e talvolta burrascosi e tormentati.
La figura della “pecora nera” o del “paziente designato” nasconde spesso il membro della famiglia più leale, più “sano”, che disperatamente cerca di migliorare le sorti del clan per farlo evolvere verso un’energia più sana e più leggera.
Ecco allora il “Devo salvare la mia famiglia“, espresso sotto forme diverse, non consapevolizzato, nascosto in mille e più forme di espressione, inscritto nei nostri geni e abbracciato dai nostri livelli di convinzione, e tutto il dramma che ne consegue, perché cambiare l’inconscio familiare incontra resistenze tenaci sia da parte di chi lo sta facendo sia da parte dei compagni di clan.
Ma una volta scoperto quale “compito” abbiamo abbracciato, e che cosa stia portando nella nostra vita, molte situazioni assumono un aspetto nuovo: siamo libero di vedere le nostre scelte in modo diverso, di comprendere atteggiamenti e dinamiche ripetute che ci ostacolano e che ci affliggono… e siamo liberi, finalmente, di lasciare andare questo compito gravoso e di vivere pienamente e con gioia la realizzazione personale, portando sì trasformazione nell’inconscio familiare, ma in una modalità diversa: serena, piena di luce e di gioia, lasciando andare il dramma a abbracciando la nostra pienezza.
Ecco allora che noi cresciamo, e la nostra famiglia, il nostro codice genetico “cresce” con noi.