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L’amore fa male

Il primo amore che sperimentiamo è quello dei nostri genitori, delle persone che si prendono cura di noi quando siamo appena nati.

Evidenze scientifiche dimostrano come l’amore, l’attenzione, le carezze incidano in modo enorme sullo sviluppo cerebrale, neuronale, endocrino ed emotivo del bambino.

L’amore è componente essenziale della vita.

Nella primissima infanzia l’amore trasmette al bambino sensazioni positive e gratificanti: accettazione, senso di sicurezza, accoglienza, sostegno, conforto, certezza di essere ascoltato, di vedere soddisfatti i propri bisogni, senso di essere importante, di esistere.

Che cosa succede se...

Che cosa succede se, invece, l’amore veicola sensazioni di disagio, di sofferenza, di dolore?

Che cosa succede se il bambino percepisce l’amore come una sensazione pericolosa, sgradevole, nella quale prova disagio, una sensazione da temere, anziché da cercare?

Le conseguenze possono essere tante

Una di queste è lo sviluppo della convinzione “l’amore fa male“.

Inconsciamente il bambino lega l’amore alla sofferenza.

E poiché l’inconscio ha buona memoria, e la sua preoccupazione principale è di evitarci sofferenza, stress, dolore, l’inconscio ricorderà molto bene questa certezza: l’amore è qualcosa di doloroso, che provoca disagio e sofferenza. 

Qualcosa da evitare.

Se non interverranno elementi correttivi (per esempio, un miglioramento dell’esperienza di amore, attraverso gli stessi genitori o persone di riferimento che trasmettono una diversa esperienza di amore, serena e potenziante; oppure un lavoro di consapevolezza con il sostegno di uno specialista) l’inconscio potrà portare con sé questa convinzione per tutta la vita.

La vita adulta

L’adulto con questa convinzione avrà quindi una diffidenza inconscia verso l’amore, e tenderà a evitarlo in ogni modo, nella speranza di evitare di soffrire.

La persona metterà in atto una serie di comportamenti e atteggiamenti difensivi quali:

  • evitare il coinvolgimento emotivo troppo profondo nelle relazioni, mantenendo il distacco
  • scegliere partner potenzialmente non compatibili per evitare di innamorarsi profondamente
  • evitare l’impegno nella relazione, prediligendo relazioni senza futuro, o troncando prematuramente relazioni promettenti
  • sabotare inconsciamente le relazioni quando queste diventino troppo intime e coinvolgenti
  • scegliere partner che arrecano sofferenza emotiva, senza saper interrompere la relazione
  • scegliere partner che provocano sofferenza fisica, in casi estremi, senza riuscire ad allontanarsene (talvolta senza riuscire a consapevolizzare)
  • fuggire dalle persone sinceramente disponibili all’amore, e che lo dimostrano
  • estremo disagio in compagnia di persone affettuose, disponibili e amorevoli

La persona adulta con questa convinzione porta con sé una paura inconscia di amare e di essere amata, oltre alla certezza che l’amore porti sofferenza e dolore, che le relazioni non possano che “finire male”.

Questo atteggiamento interiore fa sì che si realizzi la “profezia che si autoavvera”: la persona mette in atto comportamenti e atteggiamenti tali da sabotare la relazione, così da poter convalidare la propria convinzione e, soprattutto, “mettersi al sicuro”.

In realtà questi comportamenti sono estremamente dolorosi, poiché la naturale pulsione di noi essere umani è di amare e di ricevere amore.

Presto o tardi, la persona percepisce il dramma di questa modalità e ne soffre profondamente, non trovando conforto nella propria apparente invulnerabilità all’amore.

Il percorso per il cambiamento

Il percorso per sciogliere questa convinzione inizia dalla consapevolezza, che di solito viene facilitata dall’esperienza: dopo alcune esperienze dolorose ripetute, la persona giunge alla fatidica domanda: “Che cos’ho che non va?”.

Domanda che spesso, per fortuna, iniza un percorso di lavoro su di sé per comprendere i propri meccanismi inconsci.

Il cambiamento richiede di accettare l’esperienza dolorosa che si è fatta dell’amore: questo non è facile né indolore, ma permette di comprendere l’origine delle proprie difficoltà per poterle trasmutare, accogliendo una modalità nuova e potenziante.

Fondamentale anche il lavoro sull’autostima, sul recupero della coscienza del proprio valore, imparando a proteggere se stessi dal dolore attraverso scelte e comportamenti consapevoli.

La convinzione “l’amore fa male” può essere lasciata andare, con tutto il suo bagaglio pesante di dolore e di rimpianto, per accogliere una nuova possibilità di vita e di relazione.

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